Con il cyberattacco sono stati rubati 500 megabyte di dati, compresi due file di una missione che gestisce Curiosity su Marte e informazioni sul traffico di armi
Il Jet Propulsion Laboratory della Nasa ha subito un cyberattacco durante il quale sono stati rubati 500 megabyte di dati, compresi due file della missione Mars Science Laboratory, che gestisce il rover Curiosity su Marte. L’episodio risale al 2018 ma è stato scoperto solo ora: gli hacker hanno “bucato” il sistema della Nasa utilizzando un minicomputer da 35 dollari, il Raspberry PI.
Un computer progettato per bambini – Il Raspberry Pi con cui è stato compiuto il cyberattacco è grande quanto una carta di credito ed è stato progettato nel 2012 per i bambini. L’attacco, su cui è in corso un’indagine per scoprirne l’autore, è avvenuto a seguito del mancato aggiornamento al sistema che controlla quali dispositivi hanno accesso alla rete.
Come è avvenuto l’attacco – A spiegare il modo in cui è stato attaccato un sistema apparentemente tra i più sicuri e sorvegliati al mondo, ci ha pensato il sito Techxplore, secondo cui l’hacker “ha usato il piccolo dispositivo che si collega a televisori domestici e viene utilizzato principalmente per insegnare la codifica ai bambini e promuovere l’informatica nei paesi in via di sviluppo”.
Violati anche dati sul traffico di armi – Fra i dati violati, oltre ai file della missione su Marte, vi sono anche informazioni relative al regolamento internazionale sul traffico di armi che limitano l’esportazione delle tecnologie militari e di difesa statunitensi. La cosa è seria tanto che, secondo il rapporto dell’ufficio dell’Ispettore generale della Nasa, i funzionari sono preoccupati che i pirati informatici possano “accedere ai sistemi delle missioni, con il rischio di inviare segnali negativi alle missioni di volo spaziali umane che utilizzano tali sistemi”.
La reazione della Nasa – Per questo la Nasa sta controllando l’integrità dei dati relativi alla Deep Space Network, ossia la rete internazionale di radiotelescopi, che svolge attività di supporto alle missioni interplanetarie “e – sottolinea ancora il rapporto – per precauzione ha temporaneamente disconnesso diversi sistemi relativi al volo spaziale dalla rete Jpl”. La rete del Jet Propulsion Laboratory, in risposta all’attacco, “ha installato sistemi di monitoraggio aggiuntivi e sta riesaminando gli accordi di accesso alla rete con i suoi partner esterni”.